Nella newsletter di novembre potrai trovare alcune sentenze in materia di diritto del lavoro.
Il focus di questo mese sarà: LICENZIAMENTI DISCIPLINARI.
Cliccando sui singoli link, oltre ai contenuti già presenti nell’articolo, troverai le sentenze integrali da cui sono tratti; in ognuna sono sottolineati i passaggi più significativi.
Buona lettura della newsletter!
Tempestivita’ e specificita’ della contestazione
Cassazione Civile n. 29332 del 7.10.2022
La pronuncia in commento si riferisce al caso di un dirigente licenziato per giusta causa in relazione a comportamenti vessatori nei confronti dei sottoposti. La Suprema Corte, ribadendo che solo in sede di merito è possibile verificare l’attendibilità, o meno, degli assunti di cui alle prove testimoniali, ha ricordato come il requisito di specificità debba valutarsi caso per caso in relazione alle indicazioni contenute nella lettera di contestazione. In particolare, è necessario che siano individuate la materialità del fatto, i fatti e se la descrizione consenta di dare certezza al lavoratore circa gli addebiti mossi. Quanto all’immediatezza, la sentenza individua il principio sotteso come relativo, dovendosi sempre dar conto delle ragioni che possano aver cagionato il ritardo: tempo di accertamento dei fatti e complessità della struttura organizzativa.
Sentenza penale di assoluzione perche’ il fatto non sussiste e rilievi disciplinari
Cassazione Civile n. 28943 del 5.10.2022
Il caso è quello di un dipendente pubblico che profittando del suo ruolo faceva eseguire presso la propria abitazione lavori senza pagarne il corrispettivo. Ciò che qui interessa non è il profilo penale di assoluzione ma la prosecuzione di un procedimento disciplinare, sospeso per effetto del rinvio a giudizio, che veniva ripristinato e conduceva al licenziamento disciplinare. Il principio sostenuto dalla Suprema Corte è quello per cui l’immutabilità della contestazione non impedisce al datore di lavoro, nei casi di sospensione del procedimento disciplinare per la contestuale pendenza del processo penale relativo ai medesimi fatti, di utilizzare, all’atto della riattivazione del procedimento, gli accertamenti compiuti in sede penale per circoscrivere meglio l’addebito, sempre nell’ambito di quello originario, e purché al lavoratore, nel rispetto del diritto di difesa, sia consentito di replicare alle accuse così precisate.
Rifiuta di trasferirsi e viene licenziata
Cassazione Civile n. 26197 del 6.09.2022
La sentenza porta in luce il tema del rifiuto al trasferimento del dipendente che ritiene lo stesso illegittimo. In particolare, la Corte evidenziava il consolidato orientamento per cui qualora sia contestato un comportamento, quale il rifiuto di rendere la prestazione, e sulla scorta dello stesso sia poi comminato il licenziamento, la legittimità dell’azione datoriale alla richiesta di trasferimento appare dirimente. In tale situazione, il fatto contestato deve ritenersi insussistente perché privo del carattere dell’illiceità, con conseguente applicazione della tutela reintegratoria attenuata.
Offende su whatsapp gli amministratori – licenziamento per giusta causa
Corte di Cassazione Civile n. 11665 del 11.04.2022
Nel caso esaminato un dipendente veniva licenziato in ragione di tre contestazioni specifiche. Quella su cui appare interessante porre l’attenzione è la prima, relativa ad uno scambio di comunicazioni whatsapp con un collega nelle quali venivano denigrati società e amministratori. La Suprema Corte evidenziava che, indipendentemente dallo strumento utilizzato, la conversazione doveva ritenersi privata tra i colleghi e pertanto coperta da segreto, senza alcun rilievo disciplinare. In parallelo la sentenza sottolinea in modo evidente come la tutela del nuovo art. 18 co. 4 L. 300/70 sia da applicare in via residuale come eccezione rispetto alla regola che invece vuole la tutela indennitaria.
Da quanto decorrono i giorni per il deposito dell’impugnazione del licenziamento
Tribunale di Piacenza del 16.02.2022
Nella sentenza il Tribunale di Piacenza torna a confermare come la decorrenza dei 180 giorni per il deposito del ricorso giudiziale di impugnazione del licenziamento sia da considerarsi a partire dal momento dell’invio della raccomandata di impugnazione stragiudiziale dello stesso e non da quello del ricevimento da parte dell’azienda. Né in favore del dipendente possono giocare elementi di impossibilità come malattie/maternità ecc.
Controlla il lavoro del dipendente fuori sede con l’agenzia investigativa – licenziamento illegittimo
Corte di Cassazione Civile n. 25287 del 24.08.2022
Nel caso di specie si affronta il tema dei controlli del dipendente e dell’esecuzione della prestazione mediante ausilio di agenzie investigative. Secondo la Corte, che accoglieva le doglianze del lavoratore, è illegittimo il controllo, mediante terzi, del dipendente circa l’esecuzione o meno della prestazione fatta salva l’ipotesi in cui si ritengano violate disposizioni penalmente rilevanti. Pertanto, il mero inadempimento deve essere verificato, con l’ausilio di strumenti leciti, unicamente dal datore di lavoro e, eventualmente, dai suoi collaboratori. In parallelo, la Corte evidenziava come nell’ambito del procedimento disciplinare debbano essere messi a disposizione del lavoratore tutti gli elementi probatori a suffragio della contestazione e, nel caso specifico, delle risultanze dell’indagine investigativa.
Rifiuta per due volte la visita medica – licenziata
Cassazione Civile n. 26199 del 06.09.2022
La lavoratrice licenziata del caso sottoposto al vaglio della Corte di Cassazione si rifiutava due volte di sottoporsi a visita medica in occasione del cambio di mansioni (e dopo un lungo periodo di assenza) sulla scorta di un ritenuto demansionamento delle future attività da intraprendere. La Suprema Corte rammentava che l’azione datoriale di richiesta di visita medica non costituiva una scelta arbitraria bensì un preciso onere imposto dal Testo unico in materia di sicurezza al quale il datore di lavoro non poteva sottrarsi essendo assegnate diverse mansioni. Alla luce di tale onere, il rifiuto della lavoratrice, quand’anche ritenuto coerente in virtù di un ipotetico demansionamento, non appariva giustificato ben potendo la stessa, dopo la visita impugnare il giudizio avanti alla commissione.
E’ sempre il datore di lavoro che puo’ decidere le ferie
Corte di Cassazione Civile n. 24977 del 19.08.2022
Il caso afferisce ad un gruppo di dipendenti che lamentava di aver goduto di un periodo di ferie in ragione di un’azione datoriale arbitraria e forzosa. La Suprema Corte attestava il proprio convincimento richiamando il principio per cui l’esatta determinazione del periodo feriale spetta unicamente all’imprenditore, che può sì verificare e considerare le esigenze dei lavoratori ma in via preliminare deve valutare le proprie. Nel caso di specie tale situazione non si era verificata in quanto l’azienda aveva posto i dipendenti in ferie a loro insaputa (perché nel frattempo anche in CIGS). La sentenza rileva sotto il profilo nella necessità di attuare, nel concreto, l’effettivo bilanciamento degli interessi datoriali alla prestazione e quelli di recupero delle energie psico-fisiche del prestatore.
Responsabilita’ dell’imprenditore nell’ambito degli incidenti durante la pulizia strade
Corte di Cassazione Penale n. 31478 del 23.08.2022
Il caso esaminato dalla Suprema Corte afferente all’ambito degli infortuni sul lavoro appare interessante in quanto non rilevava per l’incidente occorso al dipendente dell’azienda bensì ad un soggetto terzo coinvolto. L’indagine condotta era quella relativa all’applicabilità o meno del Testo Unico in materia di sicurezza. Per approdare ad una soluzione la Corte si trovava ad esaminare lo specifico rischio connesso all’utilizzo di un autocompattatore omologato ma deficitario di alcune visualizzazioni nonché la possibilità di utilizzo dello stesso in un’area pedonale. Secondariamente esaminava il concetto di luogo di lavoro e la sua connessione con zone di svuotamento di cassonetti. L’esito muoveva dall’asserzione per cui non può essere posta a carico del datore di lavoro la messa in sicurezza di tutte le aree in cui sono presenti i cassonetti.
Lavoro nei cantieri. Retribuzione per il tragitto casa – cantiere
Corte di Cassazione Civile n. 37286 del 29.11.2021
La sentenza richiama un nodo nevralgico per tutte quelle attività nelle quali il dipendente è onerato di recarsi in una sede di lavoro diversa da quella dell’azienda. Nel caso di specie, la datrice di lavoro redigeva un accordo sindacale per la gestione dell’orario di lavoro e della decorrenza della timbratura che i lavoratori impugnavano asserendo che il tempo casa-lavoro, diversamente da quanto previsto in detto accordo, avrebbe dovuto essere retribuito. Per giungere alla sentenza in commento la Corte operava un discrimine tra la percorrenza di un tragitto che viene scelto dal prestatore (che non deve essere retribuito) e quello che invece viene preliminarmente identificato dall’azienda quando impone di recarsi presso un cliente (che invece deve essere retribuito).
Obbligo di mettere il dipendente nelle condizioni di utilizzare il periodo di ferie
Corte di Giustizia Civile n. C-120.21 del 22.09.2022
La sentenza in commento si riferisce al generale diritto, sancito a livello comunitario, della fruizione di un periodo di ferie. In particolare, la Corte di Giustizia (prescindendo dal caso sottopostole relativo al diritto tedesco) sottolineava un principio ormai consolidato per cui la normativa nazionale può stabilire modalità di fruizione delle ferie e di prescrizione del diritto al godimento delle stesse ma solo se, di contro, vengano attuati correttivi atti ad accertare che effettivamente il lavoratore sia stato posto nelle condizioni di esercitare il proprio diritto alle ferie.
Formazione obbligatoria sia generica che specifica nell’utilizzo degli strumenti assegnati
Corte di Cassazione Penale n. 32434 del 5.09.2022
La Cassazione, seppure in una pronuncia che conferma i giudizi dei gradi precedenti, evidenzia come non possa neppure considerarsi il comportamento imprudente del lavoratore quando il datore di lavoro ometta non solo la formazione generica ma anche quella specifica relativa all’utilizzo dei macchinari. Ciò che quindi viene preso in considerazione, prima della verifica del comportamento del lavoratore, è l’adempimento datoriale dell’obbligo formativo.
Diffida accertativa e passaggio in giudicato dei diritti accertati in essa
Corte di Cassazione Civile n. 23744 del 29.07.2022
Il caso di specie si riferisce all’accertamento del passaggio in giudicato (o meno) della diffida accertativa rispetto al contenuto dei crediti determinati nella stessa. La Corte, rigettando le richieste attoree, ribadisce che nel momento in cui la diffida viene emessa è possibile avviare un procedimento amministrativo entro i 30 giorni successivi o attendere. Solo in tal caso la diffida diviene titolo esecutivo ma ciò non esclude che in un ordinario giudizio si possano contestare le somme oggetto della diffida.
Superamento del comporto e requisiti dimensionali. Quale tutela si applica in caso di licenziamento
Corte di Cassazione Civile n. 27334 del 16.09.2022
Nel caso riportato una lavoratrice si infortunava durante l’orario di lavoro e a causa di un numero elevato di assenze, che la stessa imputava alla datrice di lavoro in ragione dell’infortunio occorso, superava il periodo di comporto e veniva licenziata. La Corte veniva quindi chiamata a verificare la disciplina applicabile per l’illegittimità/nullità di un licenziamento per superamento del comporto in caso di azienda con meno di 15 dipendenti anche in ragione delle modifiche introdotte con L. 92/2012. Con un rimando alla pronuncia delle Sezioni Unite n. 12568/2018 la Corte sancisce che nel caso di specie debba ritenersi nullo il licenziamento e applicarsi, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, la tutela reintegratoria attenuata.
Invalidita’. Si conteggia o meno nelle giornate di malattia utili ai fini del superamento del comporto
Tribunale di Lodi del 12.09.2022
Il Tribunale di Lodi torna a sentenziare in tema di superamento del periodo di comporto e connessione dello stato morbigeno alle patologie già oggetto di invalidità anche alla luce delle note sentenze della Corte di Giustizia Europea. La lavoratrice invalida sosteneva infatti che molte giornate computate nel periodo di malattia dovessero escludersi dallo stesso stante il rapporto di stretta connessione con la malattia invalidante e che il licenziamento fosse il frutto di una discriminazione indiretta. Il Tribunale tuttavia, anche in ragione del lungo periodo di comporto riconosciuto nel caso della lavoratrice, sanciva l’impossibilità di escludere le giornate di malattia dal comporto.
Registrazione di nascosto della conversazione e’ fonte di prova in causa
Cassazione civile n. 28398.2022 del 29.09.22
Nella sentenza in commento la Suprema Corte torna a confermare come sia possibile non solo registrare una conversazione all’insaputa dell’interlocutore ma anche disporne in giudizio per far valere le proprie ragioni. Tale eventualità è tuttavia possibile solo quando una delle parti presenti nella conversazione sia anche parte in causa e, a patto, che non venga disconosciuta in modo puntuale e dettagliato mediante allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra la realtà fattuale e quella riprodotta. Nel bilanciamento di interessi a tale eventualità non osta neppure il mancato consenso di uno dei colloquianti.
Provare in giudizio la richiesta di costituzione di un rapporto subordinato
Cassazione Civile n. 25508 del 30.08.2022
La pronuncia in commento torna ad affrontare il tema del riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato e degli indici per la ricostruzione dello stesso. Ribadendo che tale onere probatorio è posto in capo al lavoratore che intende ottenere il menzionato riconoscimento e aver ripercorso gli indici sussidiari, la Corte ha evidenziato anche come sia necessario verificare tutte le circostanze fattuali secondo un giudizio ex post sulla scorta dell’effettiva esplicazione della prestazione.
Lavoro socialmente utile e rapporto subordinato
Cassazione Civile n. 27125 del 14.09.2022
Il lavoratore del caso esaminato lamentava di essere stato adibito, nell’ambito di un lavoro socialmente utile, a mansioni diverse da quelle per le quali era in essere il progetto e di aver proseguito l’attività anche oltre il tempo previsto, chiedendo la costituzione di un rapporto subordinato. La sentenza, dopo un breve digressione relativa all’impossibilità di costituzione di un rapporto di lavoro subordinato in presenza di lavori socialmente utili, si è tuttavia confermata nel ribadire che nell’ipotesi in cui l’attività prosegua oltre le tempistiche previste dal progetto sia diritto del prestatore ottenere il corrispettivo economico.
Si infortuna per un casco non integrale – datore di lavoro responsabile
Cassazione Penale n. 34944 del 21.09.2022
Il caso esaminato si riferisce all’infortunio mortale di un lavoratore adibito alla consegna di pizze. L’indagine della Suprema Corte afferiva non tanto alle modalità dell’incidente e al nesso di causalità ma alla valutazione dei dispositivi messi a disposizione dall’azienda e, in particolare il casco utilizzato. Ribadiva sul punto, contrastando gli assunti della Corte d’Appello, che in tema di colpa generica, la regola cautelare applicabile al caso concreto deve essere preesistente al fatto e desumibile sulla base di un processo ricognitivo, che tenga conto dei tratti tipici caratterizzanti l’evento e del sapere scientifico, tecnico o esperienziale esistente in quel dato momento storico. La colpa deve quindi riconoscersi non in base agli avvenimenti con un giudizio ex post bensì sulla scorta delle condizioni nelle quali il datore di lavoro fa operare i dipendenti.